Paola Zucchi
Da ragazza ho sempre avuto cicli
dolorosi e soprattutto lunghi, per questo motivo, nel 1998, a 19 anni ho
iniziato a prendere la pillola. Nel 2008 scopro di avere delle cellule
precancerogene al collo dell’utero, causate da infezione da papilloma virus,
che nel giro di due anni danno esito di adenocarcinoma in situ. Niente di grave per fortuna, almeno a sentire i medici,
essendo in situ non è prevista nessuna terapia
oncologica, l’equipe ginecologica che mi segue rimuove le cellule e io
mi sottopongo a controlli con paptest ogni 3 mesi. In quegli anni accusavo
forti dolori al basso ventre, soprattutto dopo i rapporti sessuali, delle fitte
che mi facevano piegare in due tanta era l’intensità. Nel 2011 ho iniziato ad
accusare dei dolori in posizione seduta, al lavoro la situazione era diventata
un incubo, nessuna sedia era comoda, in auto non resistevo, la sera arrivavo
sempre stanca, con delle occhiaie profonde, se camminavo troppo mi prendevano
dei dolori che si irradiavano dal gluteo fino alla coscia e mi impedivano di
proseguire. Sono stata due volte al pronto soccorso, pensavo che il mio coccige
si fosse rotto, ma dalla radiografia prima e da un risonanza magnetica dopo,
risultava che il mio coccige fosse sanissimo. Ho iniziato a fare delle sedute
da un osteopata, ma le ho abbandonate, perché la spesa era sproporzionata
rispetto al beneficio inesistente che ne traevo. Durante l’ultima visita di
controllo per il papilloma al collo dell’utero una specializzanda in ginecologia,
semplicemente visitandomi, si è resa conto che qualcosa era strano e mi ha
chiesto se soffrissi di endometriosi. Sinceramente era una patologia per me
quasi sconosciuta, l’avevo forse solo sentita nominare, ma non sapevo in cosa
consistesse. Il pallino che lei sentiva durante la visita era in coincidenza
della zona da cui io sentivo partire i dolori stando seduta e le fitte al
retto. Quindi come dico io, ho chiuso la cartellina di un ambulatorio e ho
aperto quella dell’ambulatorio di endometriosi. Nel settembre 2012 faccio la
prima visita, mi vengono prescritti degli esami del sangue, dei marcatori che
rispondono alla presenza di endo e una risonanza magnetica con doppio
contrasto. Da questa risulta che ho una placca endometrio sica di 2,3 cm nel cul
di sacco, che coinvolge i legamenti sacro uterini e la parte sigma
dell’intestino. Il ginecologo decide di sostituirmi la pillola estro
progestinica che prendevo da 14 anni con una di solo progesterone. La inizio a
dicembre, molto titubante e sinceramente stanca, sia per i dolori causati dalla
malattia, sia dall’aspetto psicologico collegato all’avere questa patologia, il
pensiero di dover essere seguita ancora dai ginecologi, dell’umiliazione che
vivo ogni volta che mi metto a gambe all’aria per essere visitata, dal terrore
i giorni prima di ogni visita, perché hai paura di cosa ti diranno. Per
fortuna, almeno per ciò che posso constatare io, la pillola mi sta aiutando, almeno
riesco a stare seduta; ovvio non posso stare seduta troppo a lungo senza fare
delle pause, i dolori, anche se con minor frequenza, son sempre presenti, le
fitte al retto non sono sparite e sento che qualcosa nella mia pancia non va
bene. Non ho il ciclo da 5 mesi, è una strana sensazione, mi sento meno donna, ogni
desiderio sessuale è scomparso, ma se serve a farmi stare meglio sono disposta
a sopportare queste cose. I medici sono stati chiari, le possibilità di avere
un figlio sono basse, e questo mi frena molto nei rapporti con l’altro sesso.
Non voglio far vivere il calvario della ricerca di un figlio a un compagno, ho
scelto di stare sola. Ho quasi 34 anni, mi sento privata del mio essere donna.
Per fortuna, per ora riesco a pagarmi le visite e le cure di cui ho bisogno, ma
potrei perdere il lavoro domani, e
ritengo che lo stato debba tutelare le donne che soffrono di questa
malattia, perché tante non possono neppure lavorare e di conseguenza non
possono sostenere le spese che l’endo comporta.
A cura del "comitato io ho L'Endometriosi"
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