VALENTINA DE BIASE: "IO HO L'ENDOMETRIOSI"

Mi chiamo Valentina, ho trent'anni e sono affetta da endometriosi! Lo so, sembra una di quelle presentazione che si sentono agli alcolisti anonimi… ma sto cominciando a pensare che non c’è poi molta differenza tra noi e loro. In fondo abbiamo tutti bisogno di confrontarci, di raccontare la nostra storia, di sfogare la rabbia che abbiamo dentro e di sentirci meno soli. E’ iniziato tutto ad Ottobre del 2012. Andai al pronto soccorso per dei forti dolori addominali ma non riuscendo a capirne i motivi, decisero di ricoverarmi per fare ulteriori accertamenti. Da premettere che non era la prima volta che avevo questo genere di dolori… dall'età di diciassette anni finivo ricoverata in ospedale per qualche giorno almeno una volta l’anno, per poi essere dimessa senza una diagnosi precisa. A volte pensavano fossero problemi gastro-intestinali, altre volte si orientavano su quelli ginecologici, il più delle volte mi liquidavano dicendo che probabilmente era una forma di ansia e che ero soggetta a somatizzare i miei stati psicologici. Per anni ho convissuto con una sensazione di malessere e con la consapevolezza di non riuscire a trovare un equilibrio tra la mia mente e il mio corpo. Ad ottobre dai vari accertamenti emerse che avevo una grossa cisti nell'ovaio sinistro e pensarono di aver trovato la causa dei miei continui dolori. Decisero di aspirarla se non si fosse riassorbita da sola nel giro di venti giorni. Nel frattempo io non riuscivo più ad andare di corpo nonostante gli innumerevoli tentativi dei medici per agevolarmi il compito! Rimasi ricoverata un paio di settimane, fino a quando non riuscii finalmente a sbloccarmi un po’ ( anche in questo caso mi dissero che probabilmente avevo un blocco psicologico! ). Firmai le dimissioni protette e rimasi d’accordo con i medici che sarei tornata non appena mi fosse ritornato il ciclo. Purtroppo dopo solo pochi giorni mi sentii di nuovo malissimo, dolori lancinanti al ventre e coliche dolorosissime. Mio padre decise di portarmi all'ospedale più vicino dove mi fecero subito una tac e una risonanza magnetica che evidenziò una “massa” non meglio definita che mi bloccava il colon. I medici mi consigliarono di essere operata il giorno stesso e non esclusero un’isterectomia totale… vi lascio immaginare quanti pensieri mi passarono nella testa in quel momento. Non erano certi di cosa avessi, nonostante tutto si orientavano verso un’isterectomia … ero spaventata ma sapevo di dover prendere una decisione. Chiesi la cartella clinica, firmai le dimissioni spontanee e mi recai il giorno stesso all'ospedale dove ero stata in cura fino a qualche giorno prima. Qui, ancora convinti che il mio unico problema fosse la cisti ( probabilmente si era torta e mi dava più dolore) prenotarono l’intervento di aspirazione della stessa di lì a qualche giorno. Purtroppo la situazione si complicò e in seguito a degli accertamenti e a continui dolori nonostante massicce somministrazioni di Toradol, mi portarono in sala operatoria d’urgenza. L’intervento durò 7 ore, quando mi svegliai mi dissero che la cisti si era rotta e quindi avevano dovuto asportarmi un’ ovaio e che i dolori che avevo erano dovuti al fatto che tutti i miei organi erano “appiccicati” tra di loro a causa di un’endometriosi già al IV stadio. Io non avevo idea di che cosa si trattasse…. la mia attenzione si era spostata sull'enorme cicatrice che avevo sull'addome e su una specie di sacchetto che vedevo applicato all'altezza del colon… già, era stato necessario avvalersi di una stomia per evitare un blocco intestinale! Quando capii di cosa si trattava lo sconforto fu totale e mi convinsi che non avrei mai accettato una cosa del genere! Mi ci vollero dei mesi per riuscire a gestirla in autonomia. Ora sapevo contro cosa dovevo combattere… avevo dato un nome a quella continua sensazione di malessere che mi aveva accompagnato per circa metà della mia vita, ma non sapevo come affrontarla. Iniziai la cura di Decapeptil che mi mandò in menopausa farmacologica e anche qui mi toccò fare appello a tutte le mie forze per accettare una cosa che era così contro natura. I medici continuavano a ripetermi che avrei dovuto cominciare a pensare ad una gravidanza perché poteva essere l’unica cura davvero efficace. Ma io non avevo un compagno e per colpa di quella maledetta sacchetta cominciai a chiudermi in me stessa, non volevo stare in mezzo alla gente, figuriamoci se potevo lontanamente pensare di fare un figlio! Dopo tre mesi di cure ero ancora al punto di partenza così i medici mi consigliarono di affidarmi ad un equipe di esperti perché il mio caso era più complicato di quello che avevano sperato; l’endometriosi aveva praticamente coinvolto tutti i miei organi… utero, ovaie, intestino, uretere. Cominciai a documentarmi sulla mia malattia e mi rivolsi ad un’equipe di specialisti in endometriosi. Erano passati otto mesi dal mio primo intervento quando decisero di operarmi di nuovo, questa volta in laparoscopia. La notte prima dell’intervento mi salì la febbre tanto da dover rimandare l’intervento. La paura a volte fa brutti scherzi!! Arrivò finalmente il giorno dell’operazione. Mi avevano già avvertita che non mi avrebbero rimosso la stomia in questo intervento ma che si sarebbero concentrati esclusivamente sulla malattia cercando di non compromettere i vari organi. Questa volta l’intervento durò dieci ore e ce ne vollero altre due per risvegliarmi completamente ma i medici si dichiararono soddisfatti del lavoro svolto. La stomia è ancora qui e davvero non la auguro a nessuno, ma il mese prossimo c’è la speranza che me la tolgano e prego ogni sera che accada sul serio. Tra qualche giorno dovrò fare la puntura di Decapeptil (l’ultima) e poi spero di trarre qualche giovamento dall'intervento che ho avuto. Tre interventi in un anno non sono pochi ma mi ritengo fortunata rispetto a tante altre donne che hanno combattuto e stanno combattendo contro questa malattia. Allo stesso tempo ho paura di quello che mi aspetta perché i medici continuano a ripetermi che con l’endometriosi dovrò imparare a conviverci perché anche se l’intervento è andato bene, Lei è lì e prima o poi tornerà a crearmi problemi. E’ come camminare guardandosi sempre alle spalle per paura di essere seguiti… è così che mi sento. Questa è la mia storia … per il momento! Spero che possa servire a qualcuna a non sentirsi troppo sola perché, purtroppo, siamo in tante a combattere contro questa malattia che non è ancora considerata tale al 100%. Forse dovremmo sperare in un Presidente donna affinché vengano riconosciuti i nostri diritti; fino a quel momento contiamo su noi stesse e sulla voglia che abbiamo di vivere una vita normale!

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