Egregio
Ministro, carissima Beatrice,
non vorrà
sembrarti irriverente l’intro della mia lettera, ma semplicemente è l’accorato
tentativo di parlarti “da donna a donna”. Mi rivolgo, infatti, al tuo cuore che
anima la veste di Ministro.
Innanzi tutto mi
scuso per la mia assenza, ma il motivo per il quale sono costretta a ricorrere
alla forma scritta coincide con le ragioni che mi spingono a cercare ascolto in
te.
Mi chiamo
Marzia, ho 38 anni e, mentre tu stai leggendo queste poche righe, io sto
compiendo l’ennesimo “viaggio della speranza” in veneto alla ricerca di cure
per la mia ENDOMETRIOSI.
Poteri cercare
di far breccia nel tuo cuore raccontandoti quanto e cosa questa malattia mia ha
tolto, specie sul piano psicologico, ma purtroppo la mia storia è simile a
quella di altri tre milioni di donne italiane devastate da una patologia
certamente a te già nota.
Scrivo anche a
nome del comitato “IO HO L’ENDOMETRIOSI”, composto – come sai – da splendide
donne guerriere disarmate che si battono per il riconoscimento dei loro diritti
ed il recupero della loro dignità.
Non mi dilungo a
raccontarti i segni indelebili lasciati dalla malattia, perché il nostro
obiettivo non è quello di suscitare pietà attraverso il racconto delle nostre
dolorose e devastanti vicende, ma solo quello di ottenere un riscontro concreto
da parte delle Istituzioni, da parte di un Ministro Donna che avrà certamente
compreso quanto legittime e urgenti siano le nostre richieste.
La tua firma
affinché venga riconosciuta la patologia, previsto un codice di esenzione e
attribuita una invalidità, non ci guarirà dalla malattia, ma consentirà di
curarsi anche a chi non dispone delle risorse economiche sufficienti, eviterà
l’ingiusto licenziamento dai posti di lavoro a causa delle assenze nei giorni
di mensile sofferenza, e soprattutto ci darà la fierezza di appartenere ad uno
Stato occidentale, civile ed evoluto che ci ha garantito la dignità, il diritto
alla salute e alle cure accorgendosi della nostra esistenza.
Sono consapevole
della delicatezza di certi equilibri politici e del fatto che non ti si possa
attribuire una responsabilità in via esclusiva e personale, ma sono certa,
insieme a milioni di altre donne, che ti avremo dalla nostra parte e che la tua
promessa di tenderci fattivamente una mano trovi radici profonde nel tuo essere
donna.
Mai si può
dubitare della parola data da una donna ad altre donne!
Ti ringrazio del
tuo preziosissimo tempo che, in questa lettura, hai dedicato a me, ad altri tre
milioni di italiane, alle nostre famiglie che soffrono con noi e per noi e alle
migliaia di bambini che, impedite o mutilate dalla malattia, non abbiamo potuto
far nascere.
Col cuore
Marzia
Comitato
“IO HO L’ENDOMETRIOSI”
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