Mi chiamo Marzia, ho 37 anni e ho l’endometriosi; ho provato tante volte a scrivere il mio racconto, ma mi è sempre mancato il coraggio di mettere nero su bianco il mio dolore, la mia rabbia e la mia amarezza. Il mio calvario è iniziato fin dai primi cicli, a poco più di 10 anni il primo mestruo e a meno di 11 già la prima visita dal ginecologo e quelle risposte assurde sentire per troppo tempo “passerà” ,“tutte le donne soffrono quando hanno il ciclo”,”col tempo e con una gravidanza si sistemerà tutto”. Passano gli anni e la situazione peggiora, febbre, svenimenti, dolori ad ogni ciclo e si decide per la pillola;ero giovane, mi dicevano, hai diciannove anni abbi pazienza. Come per magia, con la pillola, quasi mi dimentico di cosa voglia dire avere il mestruo, riesco ad andare in piscina, ad avere una vita normale, senza quell'ansia di star male e di quel dolore che ti lacera. Dopo dieci lunghi anni, mi sento pronta a cercare una gravidanza, perché il mio sogno fin da bambina era quello di fare la mamma da grande;sospendo la pillola e da lì inizia la caduta libera. Era il 2005, in meno di un anno mi sono ridotta uno scheletro, ridotta a 36 kg per via della celiachia - che finalmente ora mi hanno spiegato può essere stata scatenata dal cambiamento ormonale-, quel dolore ritorna a farsi vivo, lo riconosco, ti segna l’anima. Tutto il 2007 senza mestruo, per via del sottopeso, ma piano piano mi rimetto in sesto, se non che il mio compagno chiude la nostra storia, non capisce che sto davvero male e pensa siano tutte scuse, perché non è possibile che ogni volta ci sia qualcosa. Quando il ciclo ritorna, torna con l’endometriosi;i dolori sono sempre più forti e iniziano le corse in pronto soccorso;a inizio 2009 il primo di tre interventi nell'arco di quattro mesi, senza arrivare ad una diagnosi. Dimessa dall'ospedale io quel dolore lo sento ancora dentro di me, mi sbattono la porta in faccia, dandomi della capricciosa, ma non mi arrendo. Di lì a qualche giorno, arriva la diagnosi, signora lei ha l’endometriosi, non ne avevo mai sentito parlare e leggere cosa volesse dire mi spaventò a morte e mi dicevo “no io non posso averla”, poi l’ennesimo intervento e la conferma. Per molti mesi ho rifiutato di accettare questa verità, arrivando persino a pensare che si trattasse di un errore e invece la realtà mi sbatte in faccia che purtroppo è così. Iniziano i mille tentativi di terapia, tutti falliti, uno dietro l’altro e ancora oggi mi tocca stringere i denti, perché il mio corpicino non ce la fa a essere bombardato di ormoni. Dentro la pancia ho un gran groviglio, ovaie adese all'utero,un pezzo di collo dell’utero mancante per via dell'Hpv, legamento utero sacrale retratto e tanto tanto dolore. E’ un’ardua battaglia la nostra, fatta di un dolore che lacera corpo e mente, perché dobbiamo vivere di compromessi, e di sicuro quello che più mi pesa è avere messo da parte il sogno di una bambina che voleva fare la mamma. Ma forse un giorno…
Marzia
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