Al
suo arrivo improvviso, irruento e plateale mi trova impreparata, in
fondo forse è una delle qualità che la rende più fiera di se:
L'improvvisazione!
Sembra guardarmi negli occhi e dirmi " ti sei illusa, credevi di avermi reso una comparsa di questo grande show che è la tua vita, ma hai fatto calcoli errati, hai abbassato la guardia, hai creduto di potermi controllare, invece sono qui, ci sono da sempre, lavoro silenziosamente, ti porto al culmine della tua determinazione, del tuo coraggio, dei tuoi sogni e poi mi ripresento a te, spavalda con l aria di chi ha già la vittoria in tasca, ancora non hai imparato? Ancora non ti sei arresa, rassegnata?" Rimango in silenzio, quel silenzio di chi non acconsente ma comprende, di chi spiazzato si ritrova a fare i conti, a rimettere tutto in discussione.
Sembra guardarmi negli occhi e dirmi " ti sei illusa, credevi di avermi reso una comparsa di questo grande show che è la tua vita, ma hai fatto calcoli errati, hai abbassato la guardia, hai creduto di potermi controllare, invece sono qui, ci sono da sempre, lavoro silenziosamente, ti porto al culmine della tua determinazione, del tuo coraggio, dei tuoi sogni e poi mi ripresento a te, spavalda con l aria di chi ha già la vittoria in tasca, ancora non hai imparato? Ancora non ti sei arresa, rassegnata?" Rimango in silenzio, quel silenzio di chi non acconsente ma comprende, di chi spiazzato si ritrova a fare i conti, a rimettere tutto in discussione.
Tra i suoi
meschini compiti, arriva a ricordarti quello che fingi di non sapere
quello che anche la società, sua complice,nasconde davanti a te e al
mondo; sei una malata.
La famiglia, le istituzioni, il
contesto sociale ti impongono di comportarti come una persona sana ma
lei no, l ENDOMETRIOSI e sincera; SEI MALATA! E ancora una volta non sei
pronta, sei incapace di accettare e non riesci AD ACCETTARE CHE GLI
ALTRI TI ACCETTINO!
Il mio rapporto con l ENDOMETRIOSI è
davvero contorto, molto intimo, un vero rapporto di coppia, un legame a
due nel quale è difficilissimo entrare, negli anni non ho mai avuto
nessuno con cui condividerlo veramente ed ho imparato così che è una mia
coinquilina, una strega perfida dalla quale tutelare le persone che
amo. Da anni parlo di ENDOMETRIOSI e mi rendo conto che della mia
ENDOMETRIOSI non parlo mai davvero, ce la vediamo sempre tra noi due.
La
malattia ti modifica il carattere, ti insegna bastonandoti che non sei
invincibile, ti piega alla sua volontà, ti obbliga a guardare da vicino i
limiti ed il dolore, a me ha insegnato anche che siamo soli. Soli
dentro. Mi ha reso fragilissima nell intimo e dura come un muro
all'esterno. Niente lascia trapelare la mia sofferenza, tutto mi devasta
l'anima. Quando nella nostra intimità lei arriva, demolitiva,sovrana e
inarrestabile mi rimetto a lei, ormai ho compreso che portare il mio
corpo oltre i limiti non serve, uccide solo me non certo lei, ma non le
basta, non le basto io ,vorrebbe nutrirsi anche della linfa vitale delle
persone che amo, prepotentemente vuol mostrare loro che è più forte di
me che per quanto io mi impegni lei è padrona della mia vita. Ho una
soglia del dolore altissima e spesso riesco a tenerla nascosta agli
occhi altrui, tollero i dolori, stringo i denti e vivo una vita normale
allora lei si incazza e colpisce più forte, io reagisco, provo ma lei
non cede, lei vuole la mia resa.
Manifesta il suo arrivo con
sintomi insopportabili, rimango calma, provo a gestirli, cammino e
sorrido coraggiosa in mezzo alla folla che non sa.... Cerco nella mia
borsa degli alleati, il miglior farmaco che possa contrastare quel
sintomo, quel dolore, mi lascia vivere qualche ora nell illusione che io
sia riuscita a controllare lei e poi esplode, fiera di se, sudata dopo
una lotta faticosa, una vincitrice stanca ma pur sempre una vincitricee
si gode in prima fila lo spettacolo.
Mi umilia, mi obbliga a
mostrare ciò che non vorrei mai, la mia impotenza, mi obbliga a parlare
di lei, sapendo bene che non ci sono parole per descriverla, perchè lei
non si vede, non è una ferita che puoi mostrare, non è un livido ,un
ematoma,un taglio,una frattura lei è dentro di me, invisibile, non posso
scoprirmi un braccio e dire "mi fa male qui".Dovrei spogliarmi l'anima e
raccontare, parlare di ferite interne, intime, di sanguinamenti
nascosti,di infiammazioni invisibili,dovrei ogni volta rivivere gli
ultimi dieci anni e provare a spiegare,consapevole di mettere in
difficoltà chi ho di fronte,costringendolo ad un immaginazione
contorta,pretendendo una comprensione che non puo esserci,soprattutto
partendo dal grande menefreghismo della società e delle istituzioni.
Finchè una malata di endometriosi presentandosi in ospedale si sentirà
dire che l'endometriosi non è una malattia, che l'endometriosi non è
grave, che l'endometriosi è solo un mestruo più doloroso e sproloqui
simili,sarà quasi impossibile per noi farci comprendere.
Appartengo
alla generazione di coloro che hanno dovuto conoscere l'endometriosi da
sole, da sole hanno dovuto studiarla, capirla, accettarla, Sono una
delle 3.000.000 di donne che in Italia devono interagire tra di loro per
comprendere i vari sintomi, cercare in internet un termine medico, che
non hanno un riferimento concreto e presente.
Il mio
rapporto così particolare con la malattia, risulterà nuovo a chi mi
conosce nel campo del volontariato,dove mi esprimo con una certa
consapevolezza, con sicurezza e detrminazione. Ho conseguito nel tempo
una buona conoscenza di termini medici ma lascio quest aspetto ai
cosidetti "luminari" molto volentieri, io,noi, volontarie vere dobbiamo
occuparci dell aspetto sociale e psicologico purtroppo ancora totalmente
inesistente nella società.
Quando io sono riuscita ad
ottenere una diagnosi di Endometriosi dopo sette lunghi anni di sintomi,
la situazione era ovviamente gia pesantemente compromessa, ma dietro
questo c' è un viaggio lunghissimo, un percorso di vita nel quale da un
certo punto in poi lei, l'endometriosi è diventata la grande
protagonista ed io ho interpretato tutti i ruoli possibili come
comparsa.
Il mio percorso con questa conquilina potrebbe
bastarmi per non nominarla neanche mai più, invece l'unica cosa che
posso fare io è trasformare il mio viaggio in esperienza e parlarne,
parlarne con le donne, con le adolescenti, affinchè anche solo dieci di
loro possano salvarsi dal mio stesso percorso ed avere una comprensione
maggiore, una conoscenza medica reale, che non siano sole con loro
stesse, che non vengano schiacciate dalla società che le rende
invisibili, che non debbano vergognarsi e colpevolizzarsi per il proprio
dolore.
Valentina De Paolis
Se si vuole condividere quest'articolo si prega di citare l'autoree di copiare questo link.
Un ringraziamento a Laura Biasini,per averci concesso la sua foto.
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