Cura Zamboni: parla il paziente guarito dalla sclerosi multipla Gabriele, malato di sclerosi multipla: «Ero invalido al 100%, ora vado a funghi»


È stato il terzo paziente al mondo ad esser sottoposto alla cura del professor Zamboni. Originario di Portomaggiore, il 51enne Gabriele Fuschini, colui che ha dato speranze nella lotta alla sclerosi multipla, ma non solo, colui che ha anche fomentato numerose polemiche. Ecco Gabriele rispondere ad un’intervista rilasciata al “Il Resto del Carlino”:

Si considera guarito?
«Difficile da dire: diciamo che non soffro più, non ho più i sintomi della sclerosi, anche se la malattia rimane».
Lei ha attirato la curiosità della comunità scientifica mondiale, perché?
«Perché sono la prima persona al mondo operata da Zamboni con l’applicazione di uno ‘stent’ venoso, cioè una maglia metallica, inserita nella vena per correggere la malformazione congenita e permettere il corretto flusso sanguigno».
Quando ha scoperto la sclerosi multipla?
«Nel 1995 ho avuto la diagnosi ufficiale».
Cosa avvertiva?
«Giramenti di testa, diplopia, cioè vista doppia, problemi di equilibrio e coordinazione. Poi il male ha colpito il braccio sinistro e le gambe».
Dopo essere passato sotto i ferri del professore ferrarese, cosa è cambiato?
«Tutto. Si guarisce immediatamente. Gli arti riprendono la loro mobilità. Io sono tornato a lavorare, a fare sport, ad andare a funghi e tartufi, la mia passione. Insomma si ricomincia a vivere. E io ero invalido al 100%».
Come ha incontrato il medico?
«Ero malato, le cure che mi facevano fare avevano più effetti collaterali che benefici. I miei reni non funzionavano più. Ero ingrassato di 50 chili. Avevo anche problemi al fegato. Nel 2006 finalmente, grazie ad amici comuni, vengo presentato a Paolo Zamboni che mi dice: ‘Gabriele, te la senti di provare una strada nuova?’. È stata la mia fortuna. Forse ho un buon angelo custode».
La cura che faceva prima quanto costava?
«Diciamo che il malato di sclerosi multipla pesa parecchio sulle tasche dello Stato e quindi di tutti».
Quanto più o meno?
«All’anno in media 30mila euro a paziente, tra trattamenti, medicinali e visite».
E Brave dreams, il metodo Zamboni?
«Quando l’ho fatto io costava poco più di 1500 euro, ora sarà sui 3mila, in tutto».
E dopo basta?
«Io ho volontariamente interrotto le altre cure, perché facevano più male che bene».
Perché allora Zamboni viene così criticato, addirittura bocciato dall’Aism?
«È ovvio che ci sono gli interessi delle case farmaceutiche che ci vogliono guadagnare. Se le persone stanno bene non spendono. Io ero il rappresentante ferrarese dei malati di Aism. Sono andato anche a Roma a parlare in convegni. Mi dicevano: ‘Zamboni è un ciarlatano’, ‘è un matto’. Io dicevo: ‘Come fate ad avere la verità in tasca? Venite a vedere me’. Ma quelli dell’associazione si inventavano sempre una scusa, dicevano che era un effetto placebo».

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