La vaccinazione contro l'HPV

Un tumore causato da un’infezione virale

Il tumore della cervice uterina (collo dell’utero) è stata la prima neoplasia ad essere riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità come totalmente riconducibile ad una infezione: essa è infatti causata nel 95% dei casi da una infezione genitale da HPV.
Prof Harald ZurHausen Premio Nobel per la Medicina 2008per la scoperta della cancerogenesi virale da HPV
In Italia vengono diagnosticati ogni anno circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e oltre 1.500 donne muoiono a causa di questo tumore. Per questo è importante mettere in atto misure preventive, basate su programmi di screening, che consentano di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che evolvano in carcinoma.
La vaccinazione contro il Papillomavirus umano (Hpv) si è dimostrata molto efficace nel prevenire nelle donne il carcinoma della cervice uterina (collo dell’utero).Generalmente il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è entro i 5 anni, mentre la latenza per l’insorgenza del carcinoma cervicale può essere di decenni.Negli ultimi venti anni la mortalità per questo tumore in Italia e nei paesi industrializzati si è ridotta drasticamente, soprattutto grazie alla diagnosi precoce realizzata attraverso programmi di screening ben organizzati  e all’uso del Pap-test.
Insieme allo screening, la vaccinazione profilattica anti Hpv può efficacemente contribuire a ridurre l’impatto del cancro del collo dell’utero.

Dall’infezione al cancro

Il Papillomavirus umano è un virus molto comune, tanto che, secondo le stime, il 75% degli individui viene infettato nel corso della vita. Si trasmette soprattutto attraverso i rapporti sessuali, ma per contrarre l’infezione può bastare anche un semplice contatto nell’area genitale. In natura ne esistono oltre 120 tipi diversi, in grado di aggredire l’epitelio del collo dell’utero e produrre differenti tipi di alterazioni: alcuni sono responsabili di lesioni benigne (ad esempio i condilomi), altri producono, invece, lesioni in grado di evolvere in cancro.
Circa il 70% di tutte le lesioni pretumorali sono attribuibili a due tipi di papillomavirus (il 16 e il 18), mentre quasi il 90% dei condilomi è causato dai tipi 6 e 11.
Non tutte le infezioni da Hpv producono lesioni che evolveranno in cancro. Anzi, la maggior parte di esse (circa l’80%) è temporanea e regredisce spontaneamente nell’arco di 1-2 anni,specie nelle donne molto giovani e non fumatrici. Soltanto quelle che diventano croniche (una minoranza) possono trasformarsi nell’arco di 10-20 anni in una lesione tumorale.

Progressione della malattia


Il fatto che il cancro del collo dell’utero veda un’infezione come agente eziologico, ha consentito la creazione di un vaccino, preziosa arma in più rispetto ad altre forme di tumore. Attraverso la vaccinazione contro l’Hpv è infatti possibile prevenire l’infezione e interrompere all’origine la catena che dall’infezione porta al cancro.

Perché vaccinarsi

I vaccini contro il Papillomavirus
Oggi sono disponibili due vaccini contro il papillomavirus:
  1. vaccino bivalente – protegge contro i tipi 16 e 18 (i tipi di virus ad alto rischio oncogeno più frequenti, causa del 70% dei tumori del collo dell’utero)
  2. vaccino quadrivalente –oltre a proteggere contro i tipi 16 e 18 offre una protezione anche contro i tipi 6 e 11 (quelli che causano più frequentemente i condilomi).
Entrambi i vaccini hanno mostrato un’ elevata efficacia, sia nelle ragazze tra i 12 e i 26 anni,che nelle donne adulte fino ai 45 anni. La migliore copertura ed efficacia vaccinale si ha ovviamente prima del contatto con il virus HPV, che si acquisisce, di norma, subito dopo l’inizio dell’attività sessuale. Per questa ragione la campagna di vaccinazione contro l’HPV prevede in Italia come target primariole bambine di età compresa tra gli 11 e i 12 anni, alle quali è offerta la possibilità di vaccinarsi gratuitamente. La vaccinazione in questa classe di età, secondo le informazioni scientifiche oggi disponibili, consente di prevenire, nella quasi totalità dei casi, l’insorgenza di un’infezione persistente dei due ceppi virali, che più frequentemente provocano il tumore della cervice uterina.
Vista l’alta efficacia dei vaccini HPV dimostrata recentemente anche nelle donne adulte, programmi di vaccinazione di “catch-up” in ragazze dai 13 anni in su e donne adulte sono stati attivati in molte regioni e strutture ospedaliere italiane,allo scopo di offrire la maggior copertura vaccinale possibile.

Composizione vaccini HPV


Ambedue i vaccini –realizzati secondo la tecnica del DNA ricombinante e quindi non contenenti particelle virali- si sono dimostrati piuttosto sicuri e ben tollerati sia negli studi clinici che nell’osservazione post-marketing e nella vita reale.
Vista la possibilità di patologie HPV correlate –sempre di più in aumento- anche nei maschi, numerosi studi sono stati condotti per valutare l’efficacia e l’uso dei vaccini anche nella popolazione maschile. Attualmente il vaccino HPV è in indicazione e consigliato anche in Italia per i maschi adolescenti.

( Dr.ssa Caterina Ricci)

http://www.irisroma.org/wp/vaccinazione-contro-lhpv/

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