Nota: pubblichiamo per informazione, nessun allarmismo, nessuna gara. Persoanlmente più di 10 anni fa un grande medico mi salvò la vita con questo esame.
Tutti conoscono il colesterolo ma quanti di voi hanno mai fatto negli esami di routine il conteggio dell’omocisteina?
Esame raccomandato solo in stato di gravidanza, per chi soffre già di
problemi vascolari e cardiaci, osteoporosi e sindrome metabolica.?
Farlo prima come segnale d’allarme costerebbe troppo? Forse preverrebbe troppe patologie?
Come mai non dobbiamo sapere nei comuni check up il valore di
omocisteina? Cosa c’è sotto? un esame che costa solo circa 12 euro??
E allora come mai non devi saperlo?
Il valore dell’omocisteina è un vero campanello d’allarme che
potrebbe metterci in guardia per tantissime patologie, e tanti sono
inoltre i fattori che concorrono ad aumentarla.
PERCHÈ NON VIENE PRESCRITTA COME ROUTINE DI CONTROLLO?
È bene conoscere questo esame, e capire che è un vero SALVA VITA e parametro importante.
L’omocisteina non fa solo male al cuore, e se leggiamo gli
ultimissimi articoli di PubMed, la enciclopedia scientifica più
aggiornata, rimarremo a bocca aperta, perplessi perché un semplice esame
non venga prescritto..
Una delle cause maggiori di invalidità e di morte in Italia è dovuto a
TROMBOSI ARTERIOSA E VENOSA PIÙ DI 400.000 CASI, diagnosticabili per
tempo con L’OMOCISTEINA, per non parlare della “semplice” depressione…
COSA È L’OMOCISTEINA
L’omocisteina è un aminoacido non proteico prodotto dal metabolismo
della metionina un aminoacido solforato essenziale che viene introdotto
nel nostro organismo con la dieta, più dannosa dello stesso colesterolo
ed è dal 1995 che lo sanno tutti gli scienziati.
Per la sua trasformazione entrano in gioco tantissimi componenti,
risultando sostanze essenziali per la riduzione dei livelli plasmatici
di questo amminoacido:
Diverse vitamine del gruppo B, quali l’acido folico (vitamina B9), la
cianocobalamina (vitamina B12), la piridossina (vitamina B6), la
riboflavina (Vitamina B2), la betaina e lo zinco.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) considera fino a 13
micromoli per litro (μmol/L) un valore ematico normale, pertanto si
parla di omocisteina alta quando si misurano nel sangue concentrazioni
superiori a 13 μmol/L negli uomini adulti, superiori a 10,1 μmol/L per
le donne e superiori a 11,3 μmol/L nei ragazzi di età inferiore ai 14
anni.
Alcuni danni causati da un aumento di omocisteina, iperomocisteinemia
1 – fertilità (ma guarda te..)
2 – cancro (ma guarda te..)
3 – alzheimer (ma guarda te..) / neurovegetative / link3
4 – spina bifida
5 – ictus / trombosi
6 – malattie vascolari
7 – malattie cardiache
8 – depressione / link2 depressione
Alcune cause che concorrono all’aumento di omocisteina
1 – sedentarietà e lo stile di vita
2 – caffeina / link2 caffeina
3 – polveri sottili e l’inquinamento
4 – farmaci
5 – carenza vitamine B2,B6,B12, ed acido folico
6 – vitamina D
7 – difetto genetico
8 – Ipotiroidismo
9 – psoriasi,
10 – lupus eritematoso sistemico,
11 – artrite reumatoide,
12 – sindrome metabolica
13 – sclerosi multipla
14 – SLA
15 – alcolismo
16 – tabagismo
IPEROMOCISTEINEMIA:
FATTORE DI RISCHIO E PATOLOGIE CORRELATE
L’omocisteina in eccesso provoca un danno vascolare coinvolgendo sia
la struttura della parte vascolare che il sistema di coagulazione del
sangue.
Danno alla parete vascolare
Il deposito di omocisteina sulla parete vasale è istolesivo attraverso diverse modalità.
I vasi arteriosi sono fondamentalmente costituiti da due parti
funzionali: le cellule muscolari lisce e l’endotelio. Le cellule
muscolari lisce possono contrarsi a seguito di un impulso nervoso, o
tramite influenze dirette di varie sostanze o indirettamente attraverso
un meccanismo di reattività vasale endotelio-dipendente. In quest’ultimo
caso l’endotelio rilascia alcune sostanze vasoattive. Tra i
vasodilatatori, l’ossido nitrico (NO) è il più importante e viene
prodotto dall’endotelio attraverso il metabolismo dell’arginina grazie
ad una NO-sintetasi (NOS). Nonostante i dati siano ancora limitati, è
stato dimostrato che l’omocisteina influenza la funzione vascolare
mediante un’azione indiretta sul tono vascolare, che induce una maggiore
costrizione mediata dal legame dell’omocisteina ridotta con l’ossido
nitrico e relativa formazione di ossido nitroso. Livelli di omocisteina
cronicamente elevati provocano una deplezione dell’ossido nitrico e una
produzione di ossido nitroso che resta in circolo solo per 14 minuti. La
conseguenza è che il soggetto è in continuo vasospasmo.
Mediante un’influenza diretta si ha invece la formazione della placca
aterosclerotica e la proliferazione delle cellule muscolari lisce con
conseguente danno endoteliale e ridotta elasticità del vaso. Questo
perché l’omocisteina in eccesso forma il complesso
omocisteina-tiolattone che reagendo con le LDL (lipoproteine a bassa
densità) forma un complesso insolubile LDL-Tiolattone che viene
fagocitato dai macrofagi che, incapaci di scinderlo, si trasformano in
cellule schiumose costituendo il “core” dell’ateroma. L’omocisteina in
eccesso può anche comportarsi da radicale libero dell’ossigeno
provocando: disfunzione endoteliale e poi necrosi delle cellule
endoteliali con loro distacco dalla parete vasale; proliferazione delle
cellule muscolari lisce con successiva fibrosi e fibrocalcificazione
della parte vasale, ossidazione dei lipidi di membrana con perdita della
funzionalità di queste strutture; ossidazione delle LDL che diventano
fortemente aterogene.
Azione sulle piastrine: l’omocisteina in eccesso aumenta l’adesività e l’aggregazione piastrinica.
Azione sui fattori della coagulazione: l’omocisteina in eccesso influenza i fattori che regolano la coagulazione del sangue.
È per questi motivi che da alcuni anni l’iperomocisteinemia, è
considerata un importante fattore di rischio per lo sviluppo di alcune
patologie molto gravi.
OMOCISTEINA E MALATTIE VASCOLARI
Studi clinici ed epidemiologici hanno dimostrato una relazione tra
elevati livelli plasmatici di omocisteina e malattie vascolari.
Patologie cardiovascolari: l’iperomocisteinemia è da molti ritenuta
un fattore di rischio per l’aterosclerosi coronarica e l’infarto
miocardico (Wald, 2006). Una popolazione di pazienti in cui il rischio
cardiovascolare è elevato, e ulteriormente aggravato da elevati valori
di Omocisteina è quella dei soggetti che sono stati sottoposti a
trapianto cardiaco; sembra infatti che l’iperomocisteinemia che si
sviluppa in seguito al trapianto possa favorire l’aterosclerosi del
graft, una tra le principali limitazioni della sopravvivenza a lungo
termine di questi pazienti (Ambrosi, 1994).
Patologie cerebrovascolari: l’iperomocisteinemia è responsabile di un
danno a carico delle piccole arterie cerebrali. Uno studio recente
(Martilelli, 2003) ha evidenziato che i pazienti con iperomocisteinemia
presentano un rischio 4 volte superiore alla norma di andare incontro a
episodi di trombosi dei seni venosi cerebrali.
Ictus cerebrale: numerosi studi hanno dimostrato una relazione
significativa tra la concentrazione nel sangue di questo aminoacido ed
eventi ischemici cerebrali (Wald, 2006). L’omocisteina, infatti, provoca
l’ateromatosi cerebrale, responsabile poi degli eventi ischemici con
meccanismi che non sono ben noti, sicuramente incrementando la
produzione di radicali liberi, le lesioni della parete interna dei vasi e
l’ispessimento della parete muscolare.In uno studio più recente (Lu
Hao, 2013) un gruppo di ricercatori ha voluto indagare se elevati
livelli di omocisteina e iperlipidemia nel sangue, in associazione,
potessero avere un effetto sinergico e aumentare il rischio di ictus. Il
risultato delle loro analisi retrospettive durate 5 anni (2007-2012),
hanno confermato l’ipotesi: chi aveva elevati livelli di omocisteina e
di lipidi (colesterolo e trigliceridi) nel sangue, a parità di altri
fattori di rischio, aveva un quaranta per cento in più di probabilità di
andare incontro a ictus rispetto al gruppo di controllo con valori
normali. La compresenza di iperomocisteinemia e iperlipidemia ha dunque
un effetto sinergico negativo.
Patologie vascolari periferiche quali le trombosi arteriose e venose
in particolare la trombosi venosa profonda, una malattia che colpisce
generalmente gli arti inferiori con il conseguente rischio che il
coagulo migri fino ai polmoni causando l’embolia polmonare (Den Heijer,
1996).
Malattia cerebrale dei piccoli vasi (CSVD): in uno studio recente
(Kloppenborg, 2014) è stato dimostrato che l’omocisteina (che promuove
la disfunzione endoteliale attraverso vari processi) svolge un ruolo
nello sviluppo della malattia generalizzata dei piccoli vasi,
coinvolgendo sia il cervello sia il rene. Gli stessi autori commentano
che la funzione della molecola potrebbe essere regolata con un
trattamento vitaminico e potrebbe pertanto costituire un potenziale
target per la terapia. Inoltre La significativa associazione di un
elevato livello di tHcy (omocisteina totale) con la progressione di CSVD
sembra essere più forte in pazienti con una storia di malattia
cerebrovascolare, indicando che questi pazienti sono più vulnerabili
agli effetti dell’omocisteina alla progressione della CSVD”. Viene
pertanto rinnovato l’interesse verso l’omocisteina come fattore di
rischio potenzialmente modificabile.
Aneurisma dell’aorta addominale (AAA): un recente studio (Takagi,
2014) di metanalisi (totale casi studiati: 1643 casi di AAA e 5460 casi
senza AAA) ha dimostrato l’associazione tra i livelli di omocisteina e
l’aneurisma dell’aorta addominale. Una serie di analisi ha dimostrato un
significativo aumento dei livelli di omocisteina totale nel gruppo con
AAA rispetto al gruppo di controllo e un altro gruppo di analisi ha
dimostrato un aumento statisticamente significativo dell’incidenza in
AAA per i soggetti con iperomocisteinemia.
OMOCISTEINA E IPERTENSIONE
L’omocisteina elevata, fattore di rischio cardiovascolare può agire,
come detto sopra, come fattore di rischio sia diretto (favorendo
l’arteriosclerosi) che indiretto cioè favorendo le complicanze
dell’arteriosclerosi, una delle quali è proprio l’ipertensione
arteriosa.
Alcuni studi suggeriscono che i valori dell’ omocisteina possono giocare
un ruolo nello sviluppo dell’ipertensione, e come tale può fornire un
potenziale meccanismo di collegamento con omocisteina e malattie
vascolari. L’evidenza sperimentale ha dimostrato che elevati livelli di
omocisteina hanno effetti negativi sul vasodilatatore NO, sulla
proliferazione delle cellule muscolari lisce, alterano la funzione
endoteliale, l’elasticità della parete vascolare e la funzione renale.
Dato che fattori fisiologici quali la resistenza periferica, la rigidità
arteriosa e la funzione renale sono fattori determinanti la pressione
sanguigna, sarebbe ragionevole prevedere un’associazione tra omocisteina
e pressione sanguigna (Wilson, 2010).
OMOCISTEINA E MALATTIE NEURODEGENERATIVE
Demenza e malattia di Alzheimer
Già nel 1998 è stato ipotizzato che ci fosse una relazione tra
omocisteina e demenza: in pazienti con diagnosi istologica di morbo di
Alzheimer, vennero riscontrati livelli di omocisteina totale
effettivamente più alti della norma. Anche le evidenze radiologiche di
lesioni della materia bianca, di infarto cerebrale silente e di atrofia
della corteccia cerebrale e dell’ippocampo erano positivamente associate
a elevate concentrazioni di omocisteina nonché a danni cognitivi. Da
uno studio (Seshadri, 2002) è emerso inoltre che l’iperomocisteinemia è
un fattore di rischio indiscusso per lo sviluppo della demenza e della
malattia di Alzheimer. Riconfermato daletteratura scientifica recente,
28 maggio 2015 che riconferma nuovamente che un aumento di livelli di
omocisteina concorronoInoltre è stato riscontrato che
l’iperomocisteinemia è particolarmente frequente nei soggetti anziani,
spesso sottoposti a terapie in grado di interferire col metabolismo
degli aminoacidi solforati, o affetti da condizioni patologiche o in
situazioni socio ambientali, responsabili di una cattiva alimentazione,
spesso alla base di quei deficit vitaminici che rappresentano una causa
molto frequente d’incremento dei livelli plasmatici dell’omocisteina.
Dati clinici ed epidemiologici attestano come nel paziente anziano con
deficit cognitivo iniziale MCI (Mild Cognitive Impairment) sia
frequentemente presente iperomocisteinemia associata a microangiopatia
cerebrale. Il paziente anziano cerebropatico con deficit cognitivo
(turbe della memoria, della vigilanza, dislessia) può presentare stati
carenziali delle vitamine del gruppo B responsabili della degenerazione
delle cellule nervose. Gli studi dimostrano, infatti, che
lasupplementazione di vitamine del gruppo B (soprattutto B6, B12 e B9)
riduce la neurodegenerazione.
Morbo di Parkinson
Livelli plasmatici di omocisteina moderati (due volte superiori alla
norma) sono stati riscontrati in pazienti affetti da morbo di Parkinson
in trattamento con levodopa. L’iperomocisteinemia è dovuta probabilmente
a una maggiore produzione di S adenosilomocisteina durante il
metabolismo della levodopa. Quanto essa rappresenti in questi pazienti
un fattore di rischio vascolare o determini un declino cognitivo non è
del tutto chiaro, anche se in uno studio clinico (Rogers, 2003) è stata
riscontrata una significativa relazione tra iperomocisteinemia e
malattie vascolari in pazienti in trattamento con levodopa.
OMOCISTEINA E EPILESSIA
In pazienti epilettici in trattamento farmacologico con farmaci
anticonvulsivanti, sono stati dimostrati bassi livelli plasmatici di
acido folico ed elevati livelli di omocisteina. Non è ancora del tutto
chiaro, però, quanto l’iperomocisteinemia in questi pazienti rappresenti
un fattore di rischio per patologie vascolari oppure determini un
abbassamento della soglia della scarica convulsiva (Paknahad, 2012).
In un’altra recente review (Belcastro, 2012) si conclude che, per i
pazienti che assumono farmaci antiepilettici, la supplementazione di 400
mcg di acido folico, vitamine B2, B6 e B12 a bassi dosaggi per il
trattamento della deficienza di folati e per la riduzione dei livelli
sierici di omocisteina è assolutamente consigliata.
OMOCISTEINA E GRAVIDANZA
L’omocisteina sembrerebbe giocare un ruolo molto importante anche in
alcune patologie della gravidanza; elevati livelli di questo aminoacido
sono stati osservati infatti nelle donne affette da preeclampsia,
distacco prematuro di placenta e aborti spontanei; inoltre, nelle madri
dei nati in sottopeso e nel 20% di quelle dei nati con difetti del tubo
neurale, tra cui la più comune anomalia è la spina bifida, si è
osservato un elevato livello di Omocisteina.
Per questa tematica si consiglia di leggere la pagina patologie della gravidanza
OMOCISTEINA E MENOPAUSA
Gli ormoni sessuali influenzano le concentrazioni di omocisteina. Gli
uomini hanno livelli di omocisteina più elevati rispetto alle donne
della stessa età. Tali livelli però si alzano nelle donne in menopausa.
Ciò sottopone le donne in postmenopausa a un maggior rischio di
incorrere in un evento cardiovascolare. La terapia ormonole e
l’assunzione di acido folico possono ridurre l’omocisteina plasmatica
del 10-15% (De Leo, 2004).
OMOCISTEINA E FRATTURE OSSEE
L’iperomocisteinemia è stata anche chiamata in causa nei casi di
fratture ossee da osteoporosi: in uno studio (Van Meurs, 2004) infatti, è
stata valutata l’associazione fra i livelli plasmatici di omocisteina e
il rischio di frattura osteoporotica. Lo studio ha concluso che: 1)
elevati livelli di omocisteina plasmatica costituiscono un forte e
indipendente fattore di rischio per fratture osteoporotiche sia negli
uomini sia nelle donne di età avanzata e che 2) l’associazione fra
l’iperomocisteinemia e il rischio di frattura è apparsa essere
indipendente dalla densità minerale ossea e da altri potenziali fattori
di rischio di frattura.
OMOCISTEINA E DIABETE
I dati epidemiologici sino a oggi disponibili sembrano indicare che la
malattia diabetica, sia di tipo 1 sia di tipo 2, di per se, non
influenza i livelli plasmatici di omocisteina. La presenza di
nefropatiainvece, a causa della ridotta escrezione dell’aminoacido e/o
del suo catabolismo, si accompagna quasi sempre a iperomocisteinemia e
questo potrebbe spiegare, almeno in parte, l’elevato rischio
cardiovascolare dei diabetici nefropatici. Non chiari sono ancora i
rapporti tra retinopatia e neuropatia diabetica e omocisteina, mentre
sembra che la macroangiopatia sia associata ad aumentati livelli di
omocisteina totale e che l’iperomocisteinemia possa conferire un rischio
di malattia trombotica vascolare e di mortalità maggiore nella
popolazione diabetica rispetto a quella non diabetica. (Russo, 2003) In
uno studio recente (Sudchada, 2012) è stato dimostrato che la
suppementazione di acido folico nei pazienti con diabete mellito di tipo
2, rispetto al placebo, può ridurre i livelli totali di omocisteinemia e
si associa a un trend che depone per un miglioramento del controllo
glicemico.
OMOCISTEINA E INSUFFICIENZA RENALE
L’insufficienza renale cronica (IRC) si associa molto frequentemente a
un aumento dei livelli plasmatici di omocisteina (Hcy), che può essere
considerata una nuova tossina uremica. I pazienti uremici hanno un tasso
di mortalità per malattie cardiovascolari che è di circa 30 volte più
elevato rispetto alla popolazione generale (il rischio varia secondo la
fascia di età considerata). Questa condizione non può essere interamente
spiegata dai comuni fattori di rischio tradizionali
(ipercolesterolemia, ipertensione, fumo, diabete, etc.) o da quelli
tipici dell’uremia (iperparatiroidismo, anemia, ipoalbuminemia etc.). Da
qui l’interesse della comunità scientifica per altri fattori di
rischio, come l’iperomocisteinemia. L’iperomocisteinemia è anche il
fattore di rischio cardiovascolare a più elevata prevalenza: si
riscontra nel 90-95% dei casi di IRC. I valori di Hcy aumentano quando
la funzione renale declina e progredisce verso l’uremia. Nell’IRC
l’iperomocisteinemia comincia ad apparire quando il filtrato glomerulare
scende sotto i 70 mL/min.
Ma quali sono le cause di iperomocisteinemia nell’insufficienza renale?
Teoricamente, le cause di un aumento di omocisteina potrebbero essere
ricondotte a: 1) aumentata produzione; 2) ridotto metabolismo; 3)
ridotta escrezione. L’ipotesi più plausibile, a questo punto degli
studi, è una riduzione della rimozione di omocisteina da parte del rene o
di altri organi. (Satta, 2006)
OMOCISTEINA E DISFUNZIONE ERETTILE
Il legame è importante ed evidente poiché l’iperomocisteinemia è
correlato a un danno vascolare che a sua volta può essere alla base di
un disturbo dell’erezione. Il deficit erettile non deve essere
considerata coma una “malattia” a se stante perché può essere la spia di
un problema vascolare. Ovvero può essere la prima manifestazione
clinica che più tardi si manifesterà con eventi ischemici cardiaci o
cerebrovascolari. La disfunzione endoteliale da iperomocisteinemia ha
come effetto una ridotta secrezione endoteliale di nitrossido (NO), il
principale mediatore della vasodilatazione.L’erezione richiede una
vasodilatazione NO-mediata; l’iperomocisteinemia, inibendo la sintesi
endoteliale del NO, può essere il fattore causale di una disfunzione
erettile da ipoafflusso, la quale potrà regredire a seguito della
normalizzazione dell’omocisteina plasmatica. Uno studio suggerisce
inoltre che l’iperomocisteinemia potrebbe concorrere alla genesi di
eventi trombotici, come il priapismo a basso flusso o la flebo trombosi
superficiale del pene. Da alcuni anni e stata sottolineato che l’urologo
può essere la prima figura medica a osservare segni e sintomi che
portino a sospettare e diagnosticare un’arteriopatia polidistrettuale,
la quale, adeguatamente indagata, potrebbe svelare una coronaropatia
latente. Similmente, può accadere che l’urologo sia il primo medico a
diagnosticare un’iperomocisteinemia, indagando la patogenesi di una
disfunzione erettile o di eventi trombotici penieni. (Chierigo, 2011)
Fonte
OMOCISTEINA E OCCLUSIONE VENOSA RETINICA
L’occlusione della circolazione venosa della retina (RVO) è un disturbo
frequentemente riscontrato dai retinologi e tale patologia è seconda
soltanto alla retinopatia diabetica come causa di perdita visiva
secondaria a malattie vascolari della retina. L’occlusione delle vene
retiniche è un evento relativamente frequente che può produrre danni
anatomici e funzionali disparati: si va da forme lievi, che coinvolgono
vasi di piccolo calibro, che possono produrre alterazioni funzionali
minime, fino alle forme drammatiche di occlusione venosa centrale
ischemica, che possono compromettere definitivamente la funzione visiva e
dare origine a complicanze devastanti quale il glaucoma neovascolare. I
fattori di rischio che predispongono a RVO sono molteplici e in genere
sono gli stessi che si riscontrano in alterazioni vascolari che
coinvolgono altri distretti corporei come nel caso di ictus o
coronaropatie. Tra questi ci sono quelli che riguardano lo stato
trombofilico e quindi anche l’iperomocisteinemia. Numerosi studi hanno
ormai dimostrato che vi è un’associazione statisticamente significativa
tra la presenza di iperomocisteinemia e l’occlusione della vena centrale
della retina, l’occlusione dell’arteria centrale della retina e la
neuropatia ottica ischemica anteriore non artritica. Non sono state fino
a oggi descritte lesioni oculari precoci nei pazienti con
iperomocisteinemia. Un’alterazione del microcircolo del nervo ottico si
verifica in maniera più evidente nella neuropatia ottica ischemica
anteriore non arteritica, patologia nella quale, recentemente, è stato
trovato un aumento significativo dei livelli di omocisteina nel plasma.
Allo stesso modo le alterazioni del fondo oculare consistenti in
variazioni del calibro e del decorso dei vasi sarebbero dovute a un
danno parietale dei vasi conseguente all’azione dell’omocisteina. Nel
paziente con iperomocisteinemia è indispensabile un attento follow-up
oculare non solo allo scopo di individuare tempestivamente occlusioni
dei vasi retinici arteriosi e venosi ma anche di diagnosticare e
trattare precocemente alterazioni del campo visivo e del fondo oculare
al fine di impedire o comunque di ritardare la progressione delle
lesioni. Fonte
OMOCISTEINA E EMICRANIA
L’associazione tra emicrania e iperomocisteinemia riguarda, in
particolare, l’emicrania con aura;studi su popolazioni caucasiche hanno
ipotizzato che la mutazione a carico del gene C677T del MTHFR possa
influenzare la suscettibilità di un soggetto all’emicrania con aura. La
disfunzione della parete dei vasi (endotelio), correlata a valori
elevati di omocisteina, potrebbe essere la base del meccanismo di
attivazione e d’insorgenza dell’emicrania per il danno diretto causato
dall’omocisteina sull’endotelio e sullo stato ossidativo vascolare.
Sembra, infatti, che l’omocisteina aggravi lo stress ossidativo.
Alcuni dati sperimentali suggeriscono che la disfunzione endoteliale
correlata all’iperomocisteina possa essere coinvolta nell’inizio e nel
mantenimento del dolore emicranico durante l’attacco. Infatti, è stato
osservato che la frazione di neuroni trigeminali che rispondono al
dolore aumenta in relazione all’applicazione di acido L-omocisteico, una
sostanza che mima l’azione dell’omocisteina. Si sospetta anche una
comorbidità emicrania/ischemia cerebrale, poiché si suppone che
l’omocisteina possa giocare un ruolo importante nella disfunzione della
circolazione cerebrale che, durante la spreading oligoemia corticale,
possa essere responsabile dell’infarto cerebrale.
OMOCISTEINA E DISTURBI ALL’APPARATO UDITIVO
L’ipoacusia improvvisa, le vertigini e gli acufeni sono spesso
riconducibili a lesioni intervenute in uno dei compartimenti di
competenza anatomica del microcircolo cocleo vestibolare, con danno
selettivo o totale delle aree recettoriali. La sordità improvvisa può
essere causata da disordini vascolari che favoriscono l’alterazione
della perfusione cocleare. Numerosi fattori di rischio pro trombotici
sono stati considerati nella patogenesi del danno vascolare, ed è stato
recentemente suggerito il possibile ruolo delle alterazioni genetiche.
Tra questi, i polimorfismi del gene MTHFR che portano a un aumento
dell’omocisteina, possono essere coinvolti nella patogenesi della
sordità improvvisa. (Capaccio, 2005).
OMOCISTEINA E PSORIASI
È noto che vari farmaci impiegati nel trattamento sistemico della
psoriasi possono influenzarne la prognosi a causa di vari effetti
collaterali, alcuni dei quali di natura cardiovascolare. Tra questi è
dimostrato che l’uso di metotrexate aumenta i valori di omocisteina
plasmatica.
L’iperomocistinemia, fattore indipendente di rischio cardiovascolare,
sembra avere un ruolo nella relazione tra psoriasi e malattie
cardiovascolari. È noto che valori abnormi di omocisteina plasmatica
promuovono lo stress ossidativo e la conseguente disfunzione
endoteliale, oltre a contribuire a uno stato pro trombotico attraverso
l’aumento del fibrinogeno plasmatico. Uno studio condotto su pazienti
psoriasici ha dimostrato non solo livelli maggiori di omocisteina in
circolo rispetto ai controlli, ma ha anche osservato che
l’iperomocistinemia correla direttamente con la severità della psoriasi.
Lo stesso studio ha anche evidenziato una correlazione inversa tra
valori di omocisteina plasmatica e livelli di acido folico. Gli autori
hanno di conseguenza teorizzato che l’iperomocistinemia in pazienti
psoriasici sia determinata da una carenza di acido folico, probabilmente
determinata da un eccessivo consumo nell’aumentato turnover cutaneo.
Infine, la malattia psoriasica sembra essere caratterizzata da
un’iperattività piastrinica, la quale favorirebbe, insieme
all’iperomocistinemia, uno stato pro-trombotico. Quest’ultimo
sembrerebbe attenuarsi con la remissione clinica della psoriasi.
(Vestita, 2010)
OMOCISTEINA E MALATTIE REUMATICHE AUTOIMMUNI
Elevati livelli sierici di omocisteina possono essere considerati
fattore di rischio per le malattie cardiovascolari nei pazienti con
artrite reumatoide (AR), così come nei pazienti con lupus eritematoso
sistemico (LES). L’omocisteina può indurre un danno endoteliale ed è
dimostrata un’associazione tra aumentati livelli di omocisteina e
aumentato rischio di cardiopatia ischemica, ictus cerebrale e
aterosclerosi carotidea. L’omocisteina ha un’azione tossica diretta
sulle cellule endoteliali, aumenta l’ossidazione delle LDL e ha un
effetto protrombotico. Aumentati livelli di omocisteina, sono stati
dimostrati nei pazienti con AR. Il metotrexate – uno dei farmaci più
utilizzati e più efficaci nel trattamento dei pazienti con AR – riduce i
livelli plasmatici ed eritrocitari di folati, con conseguente aumento
dei livelli di omocisteina per la riduzione dell’attività della
metilen-tetraidrofolato reduttasi. A questo riguardo, durante il
trattamento con metotrexate si consiglia sempre l’integrazione con acido
folico, dal momento che tale pratica previene la tossicità da
metotrexate e l’iperomocisteinemia. Nel LES l’iperomocisteinemia si
associa con aumentata incidenza di trombosi arteriose. (Limonta M.)
OMOCISTEINA E IPOTIROIDISMO
Se non curati, i disordini della tiroide possono avere conseguenze
importanti per il cuore: anche variazioni lievi dei livelli fisiologici
degli ormoni tiroidei possono determinare un problema cardiaco.
Alcune patologie tiroidee, come la tiroidite di Hashimoto (una malattia
autoimmune che provoca l’infiammazione della tiroide e un conseguente
ipotiroidismo), sono state associate a un aumento del rischio di
ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, aterosclerosi, malattia
cardiaca e ictus. Anche la fibrillazione atriale sembra avere
un’associazione stretta con la malattia tiroidea.Altre complicazioni
possono essere effusione pericardica (raccolta di liquido nel sacco
pericardico) ed elevati valori di omocisteina, fenomeno associato a un
aumento del rischio cardiovascolare. Fonte
OMOCISTEINA E CELIACHIA
La celiachia è una grave e frequente malattia causata dall’intolleranza
al Glutine. La malattia è “dovuta” alla reazione immunitaria
nell’intestino contro queste proteine con conseguente distruzione delle
cellule intestinali e malassorbimento. A causa del malassorbimento, nei
celiaci vi è frequentemente una carenza di: ferro, zinco, vitamine del
gruppo B, vitamina K e altre sostanze. Un recente studio (Hadithi, 2009)
ha confermato il frequente e reale deficit di acido folico e di
vitamina B12 e l’aumento dell’omocisteina nella celiachia anche
misconosciuta. Esso mostra anche che l’integrazionecon acido folico e
vitamina B12 porta effettivamente alla “normalizzazione” delle
concentrazioni nel sangue di questi micronutrienti nei celiaci. La
celiachia costituisce un chiaro caso in cui la normale alimentazione non
è in grado di assicurare normali apporti di micronutrienti, vitamine,
ferro, oligoelementi etc. e in cui l’integrazione acquisisce una grande
importanza clinica e terapeutica.
OMOCISTEINA E MORBO DI CROHN
La malattia di Crohn è un’infiammazione cronica che può colpire
teoricamente tutto il canale alimentare, dalla bocca all’ano, ma che si
localizza prevalentemente nell’ultima parte dell’intestino tenue
chiamato ileo (ileite) o nel colon (colite) oppure in entrambi
(ileo-colite). Nei tratti intestinali colpiti si hanno infiammazione,
gonfiore e ulcerazioni che interessano a tutto spessore la parete
intestinale. A causa del malassorbimento non è raro che i pazienti
possano andare in contro a deficit vitaminico; in particolare un deficit
di vitamine del gruppo B può portare a un aumento dei livelli di
omocisteina plasmatica (Spina, 2008).
OMOCISTEINA E DEPRESSIONE
L’iperomocisteinemia può determinare un’alterazione dei
neurotrasmettitori con consequenziale depressione. L’aumento
dell’omocisteina plasmatica, riconosciuto marker funzionale sia per il
folato sia per la vitamina B12, è stato riscontrato nei depressi e, in
uno studio norvegese di grandi dimensioni, è stato associato al maggiore
rischio di depressione, ma non di ansia. Nella depressione si può
affermare la sostanziale evidenza di una diminuzione dei folati, della
vitamina B12 e di un corrispettivo aumento dell’omocisteina plasmatica.
Inoltre, in rinforzo a quanto riportato, bisogna annotare che il
polimorfismo MTHFR C677T, che altera il metabolismo dell’omocisteina, è
dimostrato tra i pazienti depressi.
Da notare infine che i bassi livelli di folati possono determinare una
scarsa risposta agli antidepressivi e che il trattamento con acido
folico è indicato per migliorare la loro azione. (Di Lascio, 2012)
OMOCISTEINA E CANCRO
Da uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine è emerso
che il cancro è causato con maggiore probabilità dalla dieta e dallo
stile di vita che non dal corredo genetico individuale. Quale ruolo
svolge l’omocisteina in questo ambito? Il cancro è provocato da danni al
DNA e la presenza di elevati livelli di omocisteina rende il DNA più
vulnerabile ai danni e non facilmente riparabile una volta danneggiato.
All’estremo opposto si è riscontrato che la concentrazione di
omocisteina è un ottimo indicatore dell’efficacia o meno delle terapie
antitumorali. L’omocisteina aumenta quando il tumore cresce e diminuisce
quando regredisce. Tra le forme di cancro più associate all’alta
concentrazione di omocisteina vi sono il cancro al seno, al colon e la
leucemia.Riducendo il livello di omocisteina si può ridurre di un terzo
il rischio di queste malattie. (Holford, 2008)
OMOCISTEINA E FARMACI
Di seguito elenchiamo i farmaci che possono far aumentare i valori plasmatici di omocisteina.
FIBRATI – È stato scoperto (Dierkes, 2004) che l’assunzione di alcuni
fibrati (classe di farmaci ipolipemizzanti) può causare
iperomocisteinemia. In particolare il fenofibrato e il bezafibrato
aumentano dal 20 al 40% il livello di omocisteina plasmatico. Il
problema sembra essere dovuto a un’alterazione del metabolismo della
creatina-creatinina e in cambiamenti nel trasferimento del gruppo
metile. Questo effetto non è stato invece riscontrato con l’utilizzo di
gemfibrozil (un farmaco ipolipidemizzante) e le statine. L’aumento di
omocisteina a seguito di assunzione di fenofibrato può essere ridotto
con l’assunzione di acido folico, vitamine B6 e B12.
METFORMINA- Il trattamento a lungo termine con metformina (farmaco
per il trattamento del diabete) aumenta il rischio di carenza di
vitamina B12, che porta a un incremento delle concentrazioni di
omocisteina. Pertanto, poiché il deficit di vitamina B12 è prevenibile,
occorre prendere in considerazione, durante un trattamento a lungo
termine con metformina, la regolare misurazione delle concentrazioni di
vitamina B12 che va in caso supplementata.
Altri farmaci che possono portare a carenza di vitamina B12 e quindi a
un rischio di aumento dei valori plasmatici di omocisteina sono:
ESOMEPRAZOLO + LANSOPRAZOLO, PANTOPRAZOLO + RABEPRAZOLO per il
trattamento dell’ulcera duodenale e gastrica, esofagite da reflusso,
sindrome di Zollinger-Ellison, malattia sintomatica da reflusso
gastro-esofageo e ulcere associate a terapia prolungata con farmaci
antinfiammatori non steroidei.
ESOMEPRAZOLO + NAPROXENE per il trattamento dei segni e dei sintomi
di artrosi, artrite reumatoide e spondilite anchilosante in pazienti a
rischio di sviluppare ulcere da FANS.
EVEROLIMUS per il trattamento del tumore al seno in stadio avanzato.
GLIBENCLAMIDE + METFORMINA, LINAGLIPTIN + METFORMINA, METFORMINA +
PIOGLITAZONE, METFORMINA + SITAGLIPTIN e METFORMINA per il trattamento
del diabete di tipo 2.
OCTREOTIDE per il sollievo dei sintomi associati a tumori endocrini gastroenteropancreatici funzionali.
OMEPRAZOLO per la terapia di patologie gastriche, quali l’ulcera e la
malattia da reflusso gastroesofageo (GERD), oltre che per la
prevenzione di possibili lesioni gastriche derivanti dall’assunzione di
farmaci FANS.
ROPINIROLO per il trattamento del morbo di Parkinson.
Cosa devi fare se la tua omocisteina fosse troppo elevata?
Ad esempio sopra i 12 µmol/L?
Intanto che esiste l’omocisteina lo devi sapere, poi devi cercare di
ridurla se ce l’hai alta con una corretta alimentazione ricca di acido
folico (foglie verdi). Se non basta devi assumere acido folico, Vitamina
B12, B2, B9, B6, zinco, vitamina D. Se non si abbassa ancora il valore
di omocisteina, potrebbe dipendere da un difetto genetico o da un
difetto di un enzina cistationina-β-sintetasi con omocistinuria.
http://retenews24.it/omocisteina-lesame-medici-non-prescrivono-mai-indovinate-perche/
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