FLAVIA MALAGOLI: "IO HO L'ENDOMETRIOSI"

MIA PREFAZIONE PERSONALE: Questa giovane grande donna,merita tutto il nostro sostegno, perché con grande difficoltà ha ripercorso il suo dolore per scriverlo e per essere nel nostro progetto, per essere con noi. A lei va un mio grandissimo abbraccio e tanta gratitudine. Valentina De Paolis 

Mi chiamo Flavia, ho 21 anni, l'apparenza forte, ma un grande dolore dentro. Ho avuto il mio primo ciclo il giorno prima del mio compleanno a 8 anni, da li sempre dolori atroci e perdite infinite, tanto da provocarmi l'anemia. I miei veri problemi sono iniziati verso i 14 anni, quando i dolori sono diventati acuti ed avevo grosse difficoltà sia all'apparato urinario che a quello intestinale, tanto che a casa, prendendomi in giro, mi chiamavano "semestre" proprio per la scarsa frequenza con cui andavo in bagno. I medici hanno sempre dato la colpa ad una colite inesistente ed una cistite recidiva, riempiendomi così assiduamente di antibiotici, a cui ad oggi sono intollerante a causa dell'eccessiva assunzione. Un giorno avevo un mal di pancia micidiale accompagnato da febbre, recandomi in ospedale, mi hanno rimandata a casa con la diagnosi di cistite spastica, prescrivendomi dell'aspirina. La sera stessa ero di nuovo in clinica per uno shock anafilattico, sono allergica agli antidolorifici, antipiretici ed antinfiammatori. Dopo ventuno giorni di cure e i dolori che non passavano, torno in ospedale, con una pancia gonfia, quasi come se fossi gravida, mi dicono che è colpa del cortisone e mi rimandano a casa. Un paio di settimane dopo, passate tra continue emorragie e cure di ferro inefficaci, mentre giocavo a pallavolo con i miei compagni di classe, per lo sforzo dovuto alla battuta, ho sentito una fitta e poi una cascata di liquido. Ovviamente tutti mi hanno presa in giro e i miei pensavano che i miei dolori fossero una scusa per non andare a scuola. Poi, notando uno strano gonfiore al basso ventre mi rivolsi alla mia pediatra di cui mi fido ciecamente, la quale mi prescrisse un'ecografia. Finalmente il mio problema aveva un nome: endometriosi di 15 cm. Ricoverata d'urgenza, ho dovuto affrontare la mia prima visita ginecologica e poi un intervento con grosse complicanze perché quando hanno inserito il laparoscopio si sono resi conto che quella massa non era isolata ma ramificata in moltissimi altri organi, ho subito una laparotomia ed un intervento di 9 ore. Durante la convalescenza ho cercato di essere forte, nonostante avessi drenaggi, cateteri e sondino gastrico, oltre che dolori atroci, mettevo tutta questa animata compagnia di tubi in una borsa ed andavo nei corridoi a passeggiare e ad intrattenere le altre pazienti della clinica. Questo è stato il mio primo Natale in ospedale. Dopo qualche settimana, i dolori erano più forti di prima. Il medico ha addebitato il tutto al fatto che stessi somatizzando quello che mi era successo perché essendo accaduto tutto velocemente, non avevo avuto il tempo di pensarci. Mi ha prescritto psicofarmaci e mandata dallo psicologo. Non trovando giovamento, ho cambiato medico, imbattendomi in un dottore a 300 km da casa che mi sottoponeva periodicamente a bombardamenti di ormoni con effetti collaterali devastanti e nessun beneficio. Ho cambiato di nuovo medico e subito una laparoscopia per una cisti ovarica. Anche questa volta mi sono fatta forza, nonostante le calze elastiche per la trombosi, sfilavo nel corridoio come una modella con il mio palo della flebo, facendo ridere tutte le altre pazienti. Questo è stato il mio diciottesimo compleanno. A scuola mi hanno snobbata, i compagni mi hanno pian piano allontanata perché ero malata, non potevo uscire e fare ciò che facevano loro, i professori non mi hanno creduta. Ho preso la maturità studiando da privatista, portando i libri con me in clinica. Ma continuavo a stare male. Questa volta la malattia si era insinuata nel retto. Un nuovo intervento con resezione del sigma, nuove cure, ma niente di risolto. Ho iniziato a pensare di essere matta, mi sono buttata giù perché non capivo cosa avessi. Mi sono inaridita, non volevo più avere rapporti con nessuno. Un giorno poi, cercando su internet ho trovato un centro specializzato, inviato le mie carte. Il medico mi ha detto che non ero pazza, ma avevo una nuova recidiva. Ci siamo messi in auto e siamo corsi da questo medico, armati di speranza. Il responso è stato la necessità di un nuovo intervento. Lontana da casa e dalla famiglia, in una città che non era la mia, ho passato un altro Natale in clinica. La convalescenza è stata dura, questa volta era interessata anche la vescica e ho anche subito la rimozione del peritoneo pelvico. Ad oggi dopo cinque mesi di cure, ho due nuove cisti ed un ovaio completamente consumato, ridotto a pochi millimetri. Non scrivo per compassione, o per suscitare pietà. Scrivo per la mia futura figlia, a cui darò questa pessima eredità e dovrà affrontare tutto questo dolore, scrivo per la mia famiglia che soffre per l'impotenza di non potermi aiutare e per i sacrifici che i miei devono fare per sostenere costi così onerosi, scrivo per tutti voi donne meravigliose che non mi lasciate mai sola.

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